Politica: Sostantivo femminile


Sabato 14 aprile 2012 Sala Conferenze -  Palazzo Reale Milano


Per Snoq Bergamo. Gabriella Duse

La politica non dovrebbe essere l’espressione più alta della cura del BENE COMUNE?
Rilevo la parola “CURA” quella che ha connotato e connota il mondo femminile da millenni. La cura che porta avanti l’economia della sussistenza e quella della riproduzione, l’economia che non è conteggiata nel PIL e che non è oggetto di transazioni finanziarie.

L’Articolo 3 della Costituzione Italiana stabilisce: Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono uguali davanti alla legge senza distinzioni di sesso…….E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini.
Siamo il 52% della Popolazione, siamo più preparate, abbiamo nel nostro DNA il senso concreto della cura.

Ne consegue che  la politica è un sostantivo femminile che le donne devono agire.
Non è argomento di oggi:
 In segno di continuità e di ringraziamento con le molte donne che nei secoli hanno dato concretezza a mille associazioni, movimenti , un fiume carsico che dobbiamo portare in superficie : cito Olympe de Gorge: Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina . Art:XII – 1791 - 
L’internazionale socialista donne che nasce alla fine dell’ottocento e ancora lotta per aiutare le donne a esercitare i propri diritti nel mondo.

E Virginia Wolf che prevede “Cadaveri e macerie sono il nostro destino se voi uomini nell’immensità delle vostre astrazione pubbliche dimenticate l’immagine privata e noi (donne) nell’intensità delle nostre emozioni private dimentichiamo il mondo pubblico” 1938 –da “Tre ghinee”-


Oggi più che mai , la democrazia paritaria è una necessità per un cambiamento non procrastinabile:
Snoq Bergamo sostiene il principio della democrazia paritaria del 50% :
in casa e fuori casa.
  • La nuova legge elettorale deve considerare non valide le liste se non c’è pari rappresentanza .
  • Alcune/i costituzionaliste/i ci aiutino con proposte sui meccanismi elettorali perché anche le donne possano essere elette .
(doppia preferenza?)
  • Dobbiamo sostenere donne per le loro competenze nel loro ruolo politico, non per appartenenze o cooptazione partitica .



  •  Dobbiamo fare pressione affinchè le donne nei partiti e impegnate nei mezzi di comunicazione si battano per la rappresentanza femminile, per una politica con sensibilità e cura di donna .
  • Dobbiamo chiedere che il “comitato “ incaricato di redigere la nuova legge elettorale sia paritaria . Al momento è composta di soli uomini .

Vogliamo restituire agli uomini il piacere della cura degli affetti, il piacere di accudire e seguire la crescita dei figli e delle relazioni , il gusto della condivisione della vita quotidiana e della ricerca del potere con , non del potere su.

Ultimo punto, che li riassume tutti , noi donne dobbiamo essere espressione di una politica del bene comune che rimetta al centro l’essere umano.  Combattere la mercificazione delle nostre vite, la rappresentazione svilente e irrispettosa del nostro corpo. Fautrici di un nuovo linguaggio di coesione sociale che com-prenda le differenze e le valorizzi.
La crisi che stiamo vivendo dal 2008 è una crisi del sistema globale. Il fallimento del capitalismo iperliberista e della finanzializzazione dell’economia è evidente.
Una terra finita non può reggere una crescita infinita.
La politica dominata dagli interessi finanziari si è dimostrata fallimentare .
Per fortuna molti sono i gruppi di cittadini che si organizzavano in movimenti che si preoccupano del consumo critico, di stili di vita sostenibili e rispettosi della terra che ci ospita . Meno ore di lavoro, più lavoro per tutti. Più tempo di cura , di cultura, di relazione e solidarietà.
La politica delle donne può e deve dar concretezza a queste istanze.

E se non ci ascoltano? 
Emma Baeri : Storia delle donne: la cittadinanza. Maggio 2002
“Perché non rimettere testa a un’idea che ha circolato timidamente in alcuni ambienti femministi, anni addietro? Un partito di donne per dare visibilità ad un modo diverso di fare politica: significherebbe aprire con un gran taglio la questione maschile, parlare di violenza privata e pubblica, di un eccesso di forza fisica che difetta di morale, di guerre evitabili, di equilibri e disastri ambientali, di una nuova cartografia del dominio della quale è urgente segnare i confini.”

Potremmo intraprendere scioperi,class-action / azioni giudiziarie di gruppo, boicottaggi, occupazioni, imprese alternative,…e perché non ritornare tutte in piazza a Milano, Roma, Firenze, Napoli…?


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